Da qui al 2040 l’Australia aumenterà il personale militare di circa un terzo, mettendo a segno il più ampio incremento di effettivi in tempo di pace.
Scelta politica
La giustificazione addotta dal Primo Ministro Scott Morrison è far fronte alla modificata e potenzialmente più pericolosa situazione internazionale.
L’obiettivo è di portare gli effettivi nell’arco di 18 anni da 18.500 a 80.000, con un carico sul bilancio dello Stato che ammonterà a circa 38 miliardi di dollari australiani.
Le dichiarazioni del Primo Ministro sul bisogno di adeguamento delle forze di difesa anche in vista dell’aumento della flotta dei sottomarini nucleari e non, programmata per meglio rispondere alle tensioni emergenti nel comparto Indo-Pacifico, sono da valutare anche nell’ottica delle elezioni nazionali del prossimo mese di Maggio e della rinnovata alleanza militare e politica con USA e Gran Bretagna sotto la sigla dell’AUKUS.
Sebbene ancora non definita la dotazione delle armi a bordo dei sommergibili, ad oggi intesi con armamenti convenzionali e non nucleari, con la loro motorizzazione nucleare questi si porrebbero come controllore e deterrente alla crescente presenza cinese nell’oceano indiano e pacifico.
Il Ministro della Difesa Dutton sottolinea la necessità di un’adeguata forza di deterrenza per arginare eventuali mire espansionistiche di altri Paesi.
Ovviamente non secondario l’aspetto elettorale di queste affermazioni da parte di Morrison e Dutton, in un periodo in cui i sondaggi danno il partito Laburista in vantaggio.
Questo mentre proprio Scott Morrison ed il suo Governo sono stati ampiamente criticati per non aver impiegato rapidamente l’esercito a soccorrere gli alluvionati in Queensland, a Brisbane e Sydney.
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